La storia di Bernardo Provenzano, detto Binnu, noto oggi come il superlatitante di Corleone, credo sia nota a tutti. Almeno per sommi capi. La sua storia criminale inizia il 18 settembre 1963, quando Corleone era divisa in due clan. Chi stava con Luciano Liggio e chi con Michele Navarra. E come spesso succede uno era di troppo. Il 9 maggio quattro signori, Giuseppe Ruffino, Calogero Bagarella, Giovanni e Bernardo Provenzano, appartenenti al clan Liggio hanno l’ordine di uccidere Francesco Paolo Streva, esponente del clan Navarra. Sarebbe stato un duro colpo per il clan avversario. Streva però in un primo tempo sfugge all'agguato e verrà poi ucciso il 10 settembre. I carabinieri indagano e il 18 settembre 1963 fotografano un giovane Bernardo Provenzano, sospettato del delitto Streva. Portava i capelli lucidi di brillantina ed il volto segnato dal taglio profondo degli occhi. Sembrava appena uscito dal barbiere.
Da quella famosa foto, unica traccia dei carabinieri, la storia è lunga. Provenzano sparisce. Nessuno sa chi sia in realtà. È ricercato ma nessuno lo cerca. È un signor nessuno. Un senza storia, potrebbe essere chiunque. Almeno fino al gennaio 2001. La squadra mobile di Palermo arresta Benedetto Spera e gli trova a casa le lettere inviate dai familiari a Bernardo Provenzano. Da lì il sillogismo è semplice. Provenzano è ancora vivo, nascosto da qualche parte ed ancora in cima alla cupola mafiosa. Nel 2002 altro tassello. Il capo mandamento di Caccamo, Antonino Giuffré si pente. È il braccio destro di Bernardo Provenzano. L'8 ottobre del 2002 compare per la prima volta davanti alla prima corte d'assise d'appello di Palermo e vuota parte del sacco. Si scopre che Provenzano possiede abitazioni coperte, ville, masserie, cantine.
Da li la caccia ossessiva al superlatitante. Bernardo “Binnu” Provenzano è braccato. Si scopre che è molto malato. Si scopre che si è fatto ricoverare e curare in Francia. Si scoprono tracce di medici e infermieri. Si scopre che si è addirittura fatto curare alle spese l’erario pubblico italiano. Si scopre che un figlio ha preso l’anno scorso un borsa di studio dal Ministero dell'Istruzione per promuovere la cultura italiana all'estero, in Germania. Si scopre che sicuramente sta a Palermo. È malato. Non riesce a spostarsi agevolmente ed ha costante bisogno di un medico.
E dopo avervi raccontato tutta la storiellina vengo al dunque. Sembra chiaro a tutti che Provenzano il superlatitante sia ormai con le spalle al muro. A sentire le dichiarazioni degli inquirenti si sa tutto di lui. Tutto eccetto il suo indirizzo. Il campanello da suonare per entrare nel suo covo. Certo la sua cattura sarebbe una bel colpo. Un terremoto mediatico che per almeno una settimana dominerà telegiornali, riviste e quotidiani. Un piedistallo altissimo per chi lo catturerà. Una medaglia al sommo impegno contro la mafia. Lo Stato efficiente che batte il suo nemico, la mafia, l’antistato. I politici di turno si specchieranno su questa forza dello Stato Democratico italiano.
Da quella famosa foto, unica traccia dei carabinieri, la storia è lunga. Provenzano sparisce. Nessuno sa chi sia in realtà. È ricercato ma nessuno lo cerca. È un signor nessuno. Un senza storia, potrebbe essere chiunque. Almeno fino al gennaio 2001. La squadra mobile di Palermo arresta Benedetto Spera e gli trova a casa le lettere inviate dai familiari a Bernardo Provenzano. Da lì il sillogismo è semplice. Provenzano è ancora vivo, nascosto da qualche parte ed ancora in cima alla cupola mafiosa. Nel 2002 altro tassello. Il capo mandamento di Caccamo, Antonino Giuffré si pente. È il braccio destro di Bernardo Provenzano. L'8 ottobre del 2002 compare per la prima volta davanti alla prima corte d'assise d'appello di Palermo e vuota parte del sacco. Si scopre che Provenzano possiede abitazioni coperte, ville, masserie, cantine.
Da li la caccia ossessiva al superlatitante. Bernardo “Binnu” Provenzano è braccato. Si scopre che è molto malato. Si scopre che si è fatto ricoverare e curare in Francia. Si scoprono tracce di medici e infermieri. Si scopre che si è addirittura fatto curare alle spese l’erario pubblico italiano. Si scopre che un figlio ha preso l’anno scorso un borsa di studio dal Ministero dell'Istruzione per promuovere la cultura italiana all'estero, in Germania. Si scopre che sicuramente sta a Palermo. È malato. Non riesce a spostarsi agevolmente ed ha costante bisogno di un medico.
E dopo avervi raccontato tutta la storiellina vengo al dunque. Sembra chiaro a tutti che Provenzano il superlatitante sia ormai con le spalle al muro. A sentire le dichiarazioni degli inquirenti si sa tutto di lui. Tutto eccetto il suo indirizzo. Il campanello da suonare per entrare nel suo covo. Certo la sua cattura sarebbe una bel colpo. Un terremoto mediatico che per almeno una settimana dominerà telegiornali, riviste e quotidiani. Un piedistallo altissimo per chi lo catturerà. Una medaglia al sommo impegno contro la mafia. Lo Stato efficiente che batte il suo nemico, la mafia, l’antistato. I politici di turno si specchieranno su questa forza dello Stato Democratico italiano.
MA VOGLIAMO SCOMMETTERE CHE CASUALMENTE CATTURERANNO BINNU PROVENZANO UNA SETTIMANA PRIMA DELLE ELEZIONI DEL 9 APRILE?
….a suivre….

2 commenti:
ah, è così assurdo che potrebbe anche succedere...
beh ci sei andato molto molto vicino ... non una settimana prima .. ma il giorno dopo.
COMPLIMENTI.
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