martedì 4 aprile 2006

memorie di una testa tagliata

In questi giorni si sta ultimando negli Stati Uniti il processo a Zacarias Moussaoui, l’unico colpevole rimasto dei fatti dell’11 settembre 2001. Moussaoui, 37 anni, fu arrestato dall'FBI nell'agosto 2001, mentre prendeva lezioni di volo in Minnesota. Qualche mese dopo confessò che avrebbe dovuto far parte del gruppo dei dirottatori che si schiantarono su Twin Towers e il Pentagono (anche se la storia del Pentagono rimane ancora poco certa ma ne parleremo un’altra volta). L’unico colpevole rimasto per un processo che celebra la forza dell’America sopra i suoi nemici.

Dopo l’11 settembre si inizia ad indagare sulla vita di Moussaoui. Si scopre che frequentava una scuola di volo dove aveva conosciuto un ragazzo di nome Nick Berg. Erano diventati amici e Berg gli aveva lasciato usare la sua password per accedere ad internet e alla posta elettronica dove Moussaoui, secondo l’accusa, teneva i contatti con i gruppi vicini ad Al-Qaeda e Bin Laden. Berg viene fermato e interrogato. Dopo un po’ viene rilasciato e di lui non sappiamo più nulla per mesi. Non se ne parla più. Strano.

L’11 maggio 2004 tutte le televisioni del mondo mostrano i fotogrammi meno cruenti di un video che proviene dall’Iraq. Un commando di 6 persone incappucciate, presumibilmente un gruppo legato ad Al-Qaeda, uccide e decapita un ostaggio americano. Uno degli uomini prende la testa senza corpo per i capelli e la solleva. Un’immagine tremenda. Molti parleranno di monito per l’Occidente. I giornali italiani “Libero” ed il "Foglio" titolarono “barbarie islamica” e decisero di pubblicare la foto della testa mozzata in prima pagina. Ma chi era l’ostaggio decapitato? Forse molti non ricordano, ma si trattava di Nick Berg…

Nick Berg, 26 anni, originario della Pennsylvania, dopo averne passate di cotte e di crude per la conoscenza con Moussaoui decide di andare in Iraq. Mica il posto più tranquillo del mondo. Parte il 18 gennaio 2004. Dice ai parenti che la ditta per la quale lavora aveva avuto un sub-appalto da un grande consorzio che aveva vinto la gara per l’assegnazione di un contratto per la Iraqi Media Network (controllata dagli americani). Va quindi a lavorare vicino a Abu Ghraib, luogo delle carceri-lager americane. Il 23-24 marzo viene misteriosamente arrestato dalla polizia irachena presso Mosul. Viene rilasciato il 6 aprile. Poi altrettanto misteriosamente finisce in mano all’FBI. La detenzione di Berg da parte dell’esercito americano è confermata da alcune e-mail in mano della famiglia Berg e inviate da funzionari diplomatici degli Stati Uniti. Troppi arresti per un semplice installatore di antenne televisive. E troppe mail in questa storia.

Poi di colpo non se ne sa più nulla. L’8 maggio viene trovato vicino a Mosul un corpo di un uomo senza testa. L’11 maggio compare il famoso video. Il video viene lanciato su internet non dall’Iraq ma da Londra. Berg indossa la tuta arancione dello stesso colore di quella indossata nelle carceri americane di Abu Ghraib e Guantanamo. Chi ha visto il video o i fotogrammi si rende conto facilmente come non sia possibile che l’uomo nel video fosse vivo e il suo cuore in funzione quando è avvenuta la decapitazione. Non c’è alcun schizzo di sangue, che invece dovrebbe uscire a fiotti e la testa tagliata sollevata in alto non mostra sgocciolature di sangue. La testa, il pavimento, i vestiti di Berg e le mani dell’assassino dovrebbero risultare insanguinate, ma non è così. Il taglio appare molto netto, il che è impossibile da ottenere durante un atto violento su una persona viva e con estrema rapidità.

E aggiungo. Che ci faceva Berg in Iraq? Perché viene continuamente braccato ed incarcerato? Perché l’unico collegamento con la persona di Zacarias Moussaoui ora è morto? Ma è davvero morto? E chi lo ha ucciso? Troppi misteri e troppe coincidenze in una sola volta. Ma non fa nulla. Abbiamo il processo a Zacarias Moussaoui. The show must go on.

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