Vent’anni fa. Sono passati vent’anni. Passa il tempo, ma non bisogna dimenticare. Era una notte, la notte del 26 aprile 1986. A due passi dalla rossa Kiev. Un incidente al generatore nucleare di Cernobyl. La morte immediata di tanta gente. L’abbandono delle case e dei campi. La lenta agonia di decine di migliaia di uomini e donne. Divorate dal cancro. Gente che ancora muore, dopo vent’anni. Bambini nati già morti. Bambini ammalati per sempre. Mucche nate con due teste. Ospedali pieni di ammalati. E chissà quante cose non sapremo mai. Storie di ordinarie morti. Dicono che lì ormai non ci fanno più caso. Cernobyl oggi è terra di nessuno. Un fazzoletto di terra in mezzo alla guerra del gas che i paesi dell’ex Unione Sovietica si fanno da qualche anno. Terra di gasdotti, di generali-politici e di bambini dagli occhi bianchi. Vent’anni fa. Oggi. Domani. Chi non dimentica ricorda. Chi ricorda vive. A suivre.

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